Fordismi by Bruno Settis

Fordismi by Bruno Settis

autore:Bruno, Settis [Settis, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Economia, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815326966
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2016-09-14T22:00:00+00:00


«Come il martello, il convogliatore non è altro che un arnese di cui l’uso può venir regolato in modo che aiuti o ferisca chi se ne serve»[145]. Ogni lavoro fisico, anche se monotono, favorisce il vagare del pensiero: forse che nelle sue profonde e geniali speculazioni Spinoza non fu anzi aiutato dal suo lavoro di tornitore di lenti? (Esempio infelice, perché è molto probabile che sia stata la polvere delle lenti tagliate a provocare a Spinoza le malattie agli occhi e la tubercolosi di cui morì a 44 anni.)

Durante il soggiorno negli USA Dubreuil lavorò in diversi stabilimenti e da ultimo, dopo la ristrutturazione del 1927, nelle officine di Highland Park, alla costruzione di matrici per la Ford A. Henry Ford gli appariva un “padrone illuminato” ed eroico, che mette insieme i vantaggi della grande produzione con quella benevolenza tipica della piccola impresa: «Unico padrone della sua impresa, dove non ha altri soci che pochi familiari, si può dire che egli gode di una libertà di movimento paragonabile a quella di un semplice artigiano»[146]. La Ford eccelleva così in efficienza e velocità come in welfare, assistenza, igiene e sicurezza. Paragonata agli elevati livelli di tecnologia o organizzazione delle fabbriche di biciclette di Cleveland e delle macellerie di Chicago, la Ford portava alle estreme conseguenze la logica della divisione del lavoro già messa in pratica nelle manifatture di Colbert, e in teoria da Smith. Del resto, era proprio in una fabbrica di spilli che da bambino, negli 1850, lavorava il padre di Dubreuil: a confronto dell’intensità e della durata delle sue fatiche, il mito della massacrante monotonia taylorista si scioglie come neve al sole.

All’interno dell’officina i metodi americani venivano applicati in modo sì rigido, ma con esiti decisamente positivi: dal punto di vista del rendimento, la logica perfetta della coordinazione e la ricerca sistematica delle economie garantivano un’eccezionale produttività; dal punto di vista operaio, il tempo di lavoro ne risultava nel complesso accorciato e più disteso. La produttività rende possibile giustizia e uguaglianza dentro e fuori la fabbrica: all’interno perché grazie allo studio dei tempi si può arrivare a un sistema di salari giusto, o almeno razionale, cioè anche adeguato al costo della vita (e cita a questo proposito le ricerche del BIT); all’esterno perché rende accessibile l’automobile Ford a tutti, non solo ai ricchi ma anche anche ai lavoratori comuni – anche a chi parla male di Ford.

Dubreuil fornisce inoltre vivide descrizioni delle comunità operaie: fa lunghe digressioni sul sindacato americano, e descrizioni dettagliate dei rituali di fraternità e compagnonnage a Detroit; s’incuriosì dei neri e lesse Du Bois; egli, che arrivava negli USA con «fierté nationale», non tardò ad apprezzarne le abitudini (persino il proibizionismo!) e la classe operaia così ricca e varia, in cui riconosceva attitudini di lavoro diverse a seconda dell’origine. Racconta un episodio dal denso significato metaforico: mentre lavorava alla catena di montaggio si accorse di avere vicino un collega italiano non ancora americanizzato e si fermò ad ascoltarlo cantare – ma il rumore della fabbrica coprì il suo canto.



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